sabato 22 aprile 2017

SPEARE (lancia) di Salvatore Viscuso 23 aprile 2017



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SPEARE (lancia) di Salvatore Viscuso


Lo sfigato del gruppo del bowling.
Mai che riuscisse a buttarli giù con un benedetto strike, quei birilli.
E, difatti, lo chiamavano Speare.
Scarso a giocare e patetico con le donne.
Una frana totale, anche nella vita.
In comitiva, se lo tenevano per condiscendenza, per pietà.
E per sottolineare a se stessi quanto fossero tanto più fighi.
Ma, lui, non mollava. Si dava da fare.
“Ehi, Dolcetto… Ti va uno scherzetto?”
… Stessa solfa, ad ogni Halloween.
Tutti gli anni, tutti i trentuno di ottobre, telefonava alle amiche.
A tutte le sventate impietosite che gli avevano dato il numero di telefono.
E, come sempre, riceveva in risposta la solita risatina, il solito diniego.
Cosa gli fosse scattato dentro, non si seppe mai.
Era la notte dei travestimenti, delle zucche, dell’orrore fasullo.
Come sempre, si trascinava dietro agli altri tra i locali della movida notturna,
così divertente per quei suoi amici brillanti e le amiche piene di fascino.
Era già notte fonda, quando gli chiesero di andare a prendere l’auto:
lo avrebbero aspettato fuori.
Lui obbedì; con la sua solita, pronta docilità.
Alla guida, li vide camminare verso di lui.
Risatine, bacini. Qualche sberleffo indirizzato all’autista.
Capì, allora. E fu in quell’attimo, che smise di sentirsi un birillo.
Mai un dolcetto, per lui.
Gli brillò negli occhi una gioia selvaggia,
nel sentire il suo piede premere l’acceleratore.
E la sua mente fu invasa da una bestiale, elettrica furia.
Stavolta, lo scherzetto, toccava a loro.
Furono occhi increduli, attoniti, terrorizzati, quelli che lo videro.
Che lo guardavano, mentre finalmente realizzava il suo primo strike.