sabato 29 aprile 2017

Ubaldo di Lucia Amorosi del 30 aprile 2017


                                                         UBALDO di Lucia Amorosi


Ubaldo sedeva impietrito davanti alla bara della moglie. Lo sguardo sul cuscino di splendide rose bianche che svettavano come aculei di un istrice. Poi fissava una fascia viola con su scritto “I colleghi con affetto.”
Quando entrava qualcuno lui scattava in piedi, salutava e rispondeva meccanicamente alle frasi di rito. Era un atteggiamento inusuale per un estroverso come lui.
“Piangi, sfogati, vedrai poi ti sentirai meglio”.
Ma Ubaldo non riusciva proprio a lacrimare. Era confuso ma capiva che con la morte di Ada la sua vita aveva imboccato una svolta. Entrò sua cognata e lo inondò come un fiume in piena tra lacrime e parole, inutili e insulse. Cosa blaterava quella cretina? Il vestito? Non gli piace il vestito? Le scarpe, neanche quelle?
“Ada non ha le scarpe!”
Già, che fine avevano fatto le scarpe di Ada? Si diresse negli uffici dell’agenzia funebre, proprio dietro la camera mortuaria.
“Scusate, perché mia moglie non ha le scarpe?”
I due agenti che sedevano uno alla scrivania e l’altro di fronte si guardarono in faccia stupiti, come se avessero sentito una boiata.
“Ieri vi ho consegnato gli abiti per mia moglie e c’erano anche le scarpe, nere con il tacco.”
“Sì, certo.”
Uno dei due si alzò e gli andò incontro.
“Scusi, ho dimenticato di restituirle, ecco sono in questa busta. Mi perdoni, avrei trovato comunque il modo per fargliele avere.”
“Non mi avete capito. Perché mia moglie non le indossa? L’avete messa nella bara senza scarpe.”
“Certo, è così che si usa da queste parti. Pensavamo che lei si fosse confuso consegnandocele.”
“Non conosco questa usanza. Perché seppellire una persona con l’abito migliore e poi lasciarla scalza?”
“Deve capire che ci sono usanze che sono dure a morire. Stupidaggini, però lasciarli senza scarpe gli impedirebbe di andare in giro di notte.”
“E’ assurdo! I morti purtroppo sono morti, e non tornano. Fatemi la cortesia di mettere le scarpe a mia moglie. Grazie.”
“Ma certo, subito.”
Quella sera Ubaldo si ritrovò da solo in casa, ci avrebbe fatto l’abitudine. Si sdraiò sul divano, prese il telecomando e capì di avere finalmente il controllo della situazione. Ecco cosa era cambiato: adesso sarebbe stato libero di scegliere, sia un canale televisivo sia cosa fare della sua vita. Finalmente libero e felice, senza quella scocciatrice a pilotare le sue scelte. Un ticchettio di passi gli fece raggelare il sangue. I passi si avvicinavano e lui con il terrore dentro girò la testa verso quel suono. Ada era lì, davanti a lui, con una bottiglia di spumante in mano e due calici.
“Lo sai perché ti ho sposato tesoro? Perché sei speciale, tu vedi oltre, sai cogliere i particolari. Grazie per le scarpe, ora non ci lasceremo più”il-giallo-della-domenica.