sabato 25 marzo 2017

Cocktail mortale di Patrizia Benetti 26 marzo 2017



COCKTAIL MORTALE di PATRIZIA BENETTI
Emily tornò a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Salutò Raymond quindi si liberò delle rigide scarpe di vernice e sprofondò nel divano. Il marito preparò due drink e sedette accanto a lei. “Stanca?”, le chiese sorridendo. 
“Riunione, clienti intrattabili e altri grattacapi. E tu?”. 
“Le solite scartoffie”, minimizzo l’uomo. 
Emily era manager di una importante azienda farmaceutica. Raymond invece dirigeva la filiale di una banca. Erano una bella coppia, molto invidiata. La gente si girava a guardarli. Emily, lunghi capelli color mogano, fisico mozzafiato, elegante, sofisticata laurea in economia, intelligenza vivace, comunicativa e perseverante. Raymond sorriso sornione, leader per natura sapeva attrarre le persone. Alto, fisico atletico, capelli brizzolati, fare pacato. Non mancavano agli eventi mondani, ciò non faceva che accrescere la loro notorietà Il venerdì sera lui andava a giocare a poker e lei usciva con le amiche. Si recavano in un locale trendy a chiacchierare gustando deliziosi cocktail. Lì lei fece un incontro che le stravolse la vita. I suoi occhi incontrarono quelli di un affascinante sconosciuto e fu attrazione fatale.
 “Buonasera”, disse Adam sorridendo.
Era alto un metro e ottanta, affascinante, capelli neri e occhi verdi. Sobria eleganza. Indossava giacca e pantaloni neri con una maglia grigia. Non aveva anelli, né bracciali. Età apparente sui trentacinque. Si rividero anche il venerdì seguente e trascorsero una notte di passione nell’appartamento di Adam. L’indomani verso le sei Emily fece per andarsene ma lui era nervoso, le disse che dovevano parlare, la afferrò per un braccio, le fa male. Le si divincolò e corse via spaventata. Ricordò poi di avere dimenticato il cellulare a casa dell’amante. Era seriamente preoccupata: lì dentro c’era tutta la sua vita. Quell’uomo le avrebbe sicuramente rovinato la vita. Che stupida era stata! Si recò tremante da Adam la sera dopo. Le aprì subito. Era sorridente. Le consegnò il telefonino e la baciò teneramente. Fecero l’amore ancora, quindi Adam le confessò di essersi innamorato di lei, ma era pallido in volto. “Sono un militare. Ero in Afghanistan fino a un anno fa. Non ho lavoro. Casualmente ho incontrato tuo marito. Mi ha chiesto di ucciderti e ho accettato”.
Emily era sconvolta.
“Non ci credo. Raymond mi ama. Non sarebbe capace di fare del male a nessuno”.
“Tuo marito è direttore di banca. Tu guadagni cifre che lui neanche si sogna. E’ innamorato di Liza.” “Liza Thompson?, Emily impallidì, la giovane collega di Ray. Ha vent’anni. E’ solo una ragazzina” "Lui però non ha esitato a fare un una polizza sulla vita. Sulla tua vita. La cifra è da capogiro".
“Io non ho firmato nulla”.
“Lo so, ma Ray sa il fatto suo. Non credi? Ti vuole morta. Se non lo farò io lo farà qualcun altro. Avrei dovuto investirti e fuggire. Tutti avrebbero pianto la cara e dolce Emily e lui e la dolce Liza avrebbero intascato i soldi”.
Emily aveva perso ogni sicurezza. Sembrava che il mondo le cascasse addosso. Era impaurita e profondamente ferita. Poi però la donna manager prese il sopravvento ed escogitò un piano. Tornò a casa con Adam nel cuore della notte. Il marito era in cucina. Quando li vide la fronte gli si imperlò di sudore.
“Che cosa volete fare?”, chiese con voce strozzata.
“Ucciderti, amore mio”, e gli allungò un bicchiere in cui aveva versato un liquido ambrato.
“Cos’è?”.
“Un cocktail mortale. E’ buono. Bevilo. Dona una morte veloce e non lascia traccia di veleno nel corpo”.

Almanacco di Graziella Dimilito 26 marzo 2017


sabato 18 marzo 2017

Notte di pioggia di Angelo Fabbri 19 marzo 2017



NOTTE DI PIOGGIA di Angelo Fabbri
Piove.
L’acqua scende dal cielo come una cascata, i tergicristalli quasi non riescono a spazzare il vetro. Per fortuna sono al caldo e non devo più uscire dalla macchina se non per entrare in casa, ma ho il cancello ad apertura automatica, quindi una corsa e via.
I lampi si alternano ai tuoni, è un vero temporale, non c’è nessuno in giro. Incontro rari fari che m’incrociano la strada, ma nessuno che vada nella mia direzione.
Il fondovalle è liquido, rido della mia definizione. E’ vero ho bevuto un po’ troppo e fumato qualcosa, ma eravamo tra amici, una bella serata. Rilassante.
Si, sono rilassato, quasi mi diverto ad entrare forte nei laghi d’acqua e sollevare alti spruzzi che ricadono sui prati intrisi d’acqua o contro i muri delle poche case.
Mi sembra persino di sentire il rumore del fiume, giù in basso, ma so che è impossibile. Però ascolto il rombo del motore che grida forte quando scalo le marce per affrontare le curve quasi in derapata. E’ pericoloso ma sto attento, conosco bene la strada e i punti da prendere piano sono due, forse tre, il resto si può fare come si vuole, altro che cinquanta all’ora!
Prendo la curva del distributore rallentando appena e poi accelerando di brutto: è fantastica la sensazione delle ruote che mordono l’asfalto…
BANG!
Un botto tremendo, cosa è stato? Ho visto volare qualcosa per aria, cosa c’era sul bordo della strada? Rallento e accosto. Non vedo niente, ma sarò due o trecento metri dopo il punto in cui ho picchiato. Faccio retromarcia, piano, continua a piovere che dio la manda. Mi fermo, scendo dalla macchina e guardo i danni: un fanale distrutto, il paraurti, il cofano, anche il parabrezza è scheggiato perché il tetto della vettura è leggermente schiacciato nella parte anteriore. La pioggia sta lavando via le macchie, ma ci passo la mano sopra e la ritiro rossa. Sangue.
Guardo indietro e vedo in lontananza qualcosa sull’asfalto, saranno cento metri indietro.
Un fagotto, un mucchio di stracci. Torno indietro a piedi, ormai sono completamente fradicio, fino ad arrivare sul luogo dell’incidente. Allora la vedo.
Una donna, pantaloni neri, camicia bianca sotto un impermeabile chiaro, aperto. Ha perso le scarpe nell’urto, sono volate lontano, una è quasi a metà strada dalla mia macchina.
Ma cosa ci faceva lì? Vedo un ombrello schiacciato, stava camminando a bordo strada.
Non l’ho vista. Con quest’acqua non potevo…
Non si muove. Sotto il suo capo c’è una larga macchia di sangue mischiata all’acqua, ma il sangue è più denso, non va via. Forse c’è anche materia cerebrale, non capisco.
E’ morta, l’ho uccisa!
Dio mio, ora cosa faccio? Se arrivano i carabinieri mi fanno il test e trovano che ho bevuto e fumato. Mi rovinano, finisco in galera.
Mi guardo intorno, non c’è nessuno, non sono passate automobili da quando l’ho investita.
E’ un attimo, corro verso la mia macchina con quanto fiato ho in corpo, salto su, ingrano e scappo. Arrivo a casa senza altri problemi, entro in garage, spengo il motore.
Non so quanto tempo resto così, immobile, bagnato fino al midollo, ma infine riesco ad alzarmi, a rientrare in casa. Mi faccio una doccia che non finisce più, cerco di lavarmi dalla mente quello che è successo ma so che è impossibile, Ci vorranno anni, se mai ci riuscirò.
Ad un certo punto della notte vado a dormire, ma naturalmente non riesco a prendere sonno. Prendo una, due, tre pastiglie di Tavor, e alla fine cado in una specie di trance.
Mi risveglio in tarda mattinata. Non è un problema, è sabato. Per qualche istante spero che non sia successo niente, poi vedo i miei vestiti bagnati ai piedi del letto e mi rendo conto che è tutto vero. Mi alzo, mi lavo, mi guardo allo specchio. Ho la solita faccia, non quella di un assassino. Non è stata colpa mia, era buio, pioveva.
Ero ubriaco, fumato, andavo forte.
Non riesco a fare colazione, vado al bar. Scendo in garage a guardare la macchina: non ci sono segni di sangue, il tragitto sotto la pioggia ha lavato via tutto, ma i danni sono evidenti. Non posso usarla né portarla a riparare, chissà quando potrò farlo. Non è importante, semmai ne comprerò un’altra e questa la terrò al chiuso, tanto non frequento mai nessuno e non ci faranno caso, poi l’auto la uso così poco!
Raggiungo il bar, ordino un cappuccio e prendo una brioche, poi sbircio il giornale. In prima pagina la notizia:
TRAGICO INVESTIMENTO SULLA STATALE!
Più sotto: IL PIRATA DELLA STRADA E’ FUGGITO.
E ancora, in caratteri più piccoli:
«Stanotte un pirata della strada ha investito una donna in prossimità di …, mentre nella zona infuriava un violento temporale. L’investitore, si presume alla guida di una vettura, non si è fermato a prestare soccorso e si è diileguato, approffittando del maltempo e dello scarso traffico. Carabinieri e Polizia stanno effettuando le ricerche. La vittima, che è deceduta sul colpo, si chiamava Maria Annunziata Parri, aveva quarantasei anni e lascia il marito e due figli. Dalle prime indagini pare che stesse rientrando a casa dopo una serata passata a giocare a carte da un’amica, tale…»
Non hanno elementi, nessuno ha visto niente, altrimenti sarebbero già risaliti a me.
Mi dispiace per quella poveretta e i suoi familiari, per fortuna non li conoscevo. Forse, se sto attento, posso ancora cavarmela. Forse.
E’ passato quasi un anno, nessuno mi ha trovato. Le prime settimane sono state le più brutte: mi svegliavo di notte sentendo i carabinieri bussare alla mia porta. Poi pian piano gli incubi si sono diradati, anche se non sono più riuscito a dormire senza sonniferi.
La macchina non l’ho fatta riparare. Non ho voluto rischiare. Quando me la sono sentita sono andato su a Cuneo a comprarne una uguale, usata. La mia l’ho demolita pezzo a pezzo, in parte smontandola in parte tagliando la carrozzeria con il cannello, e ho smaltito tutto un poco alla volta. I documenti naturalmente li ho tenuti, continuerò a pagare il bollo, pazienza, me lo merito, mi è andata anche troppo bene.
E’ passato quasi un anno, ho finito per riprendere le vecchie abitudini, qualche serata con gli amici, il bar, una partita a carte. Ma ho smesso di bere con la scusa di un’ulcera che non mi lascia in pace, e anche di fumare erba. Alla fine sto pure meglio, è molto più raro che mi venga il mal di testa. Stanotte sto rientrando a casa, ed è proprio una notte simile a quella dell’incidente. Naturale, il periodo è lo stesso, e i temporali si infilano nella vallata per sfogarsi sul fondo.
Stavolta guido con prudenza. Da quel giorno ho il terrore di vedermi sbucare qualcuno davanti all’improvviso, ma non è mai successo, neanche un gatto o una lepre. Però sobbalzo ad ogni ombra, credo che questa paura non mi abbandonerà mai.
Ecco, questo è il punto dove…
Ma cosa vedo? Una persona che cammina sotto la pioggia tenendo con una mano l’ombrello e con l’altra chiudendosi l’impermeabile?
E’ una donna, proprio come quella sera, la vedo sballottata dal vento sul bordo della strada. Non resisto e accosto. Faccio per abbassare il finestrino, poi invece aprò la portiera e l’invito ad entrare.
«Signora, dove va con questo tempo? Posso accompagnarla fino a…?»
Lei ha chiuso l’ombrello ed è salita in macchina senza una parola. E’ allora che vedo che nonostante la pioggia battente non è minimamente bagnata. Ma non ho tempo di notare altro: si volta verso di me, scostandosi dal viso i lunghi capelli neri e rivelando la figura di un orribile teschio, dalle cui vuote orbite sembrano brulicare degli insetti, o dei vermi.
«E’ tanto che ti aspetto,» mi dice, allargando le braccia scheletriche, «andiamo, abbiamo molta strada da fare insieme, questa notte.»

Almanacco di Graziella Dimilito 19 marzo 2017


sabato 11 marzo 2017

Velenosi rimedi di Irene Minuti 12 marzo 2017




VELENOSI RIMEDI  Di Irene minuti


Sulla sommità della montagna vi era arroccato il piccolo borgo.Nell'enorme casato proprio al disotto della Chiesa, viveva la famiglia aristocratica del posto.Adiacente vi era la loro farmacia.Vasi colorati allestivano i grandi scaffali in legno intarsiato, ognuno conteneva una forma farmaceutica.La signora con grande abilità gestiva il tutto. Nella sua grande casa piena di stanze ospitava un cardinale.Il porporato nelle lunghissime notti invernali irrompeva di nascosto nella stanza della figliola e ne veniva fuori tutto il suo stravizio.La fanciulla silenziosamente spaurita ed esanime giaceva al suo fianco.La fioca luce di una candela rischiarava i lunghi corridoi, la signora lo seguiva.Arrivò il momento di preparare infuso di prezzemolo. Il figlio del peccato non doveva vedere la luce!   Forti dolori finirono di lacerare il corpo della fanciulla.La signora si rinchiuse nella farmacia vasi ,alambicchi, cicuta, belladonna, erba del diavolo c'era tutto, era giunto il momento di eliminare il cardinale. Ormai nei lunghi corridoi si aggira ancora la fioca luce di una candela, il bimbo che vaga nelle tenebre.

Almanacco di Graziella Dimilito 12 marzo 2017


sabato 4 marzo 2017

Almanacco di Graziella Dimilito 5 marzo 2017


Racconti Gialli - Il Signor Sindaco di Lucia Amorosi 4 marzo 2017



IL SIGNOR SINDACO di Lucia Amorosi

 “Comincia col chiamarmi Sindaco, anzi, Signor Sindaco!” 
L’uomo corpulento aveva seguito il ragazzino, da fuori scuola fino al primo vicolo deserto, adesso gli stringeva un polso e parlava con voce fredda e sommessa.
 “Mi spieghi che cacchio ci facevi ieri sera in casa mia?” 
“Non ti conosco! Lasciami, mi fai male!”
 “Ti ho visto saltare dalla finestra. La casa era a soqquadro, ma non hai rubato nulla.” 
“Tu sei pazzo, adesso urlo così la pianti.” 
Il Signor Sindaco allentò la presa, non era certo il caso di creare argomenti di chiacchiere in quel maledetto paese. Sul suo conto ce ne erano state sempre fin troppe, e non tanto per il suo discutibile operato, quanto per le sue scappatelle, che avevano prodotto un cospicuo numero di cittadini cornuti, a partire da sua moglie. “Senti ragazzino sto perdendo la pazienza. Tu sei entrato in casa mia solo per mettere disordine? Chi ti ha mandato? Cosa cercavi?” 
Ma la risposta se l’era già data da solo: un marito geloso che cercava prove per far scoppiare uno scandalo, ricattarlo, rovinargli la bella vita e la carriera politica. Uno squillo di tromba fece trasalire i due, il cellulare del Signor Sindaco intonò l’Aida. Sul display il nome della sua ultima amante, Eva, giunonica e focosa, vedova del maresciallo Reti, bisognosa di affetto. Diventata troppo assillante riusciva a farlo innervosire per un nonnulla. Bisognava mollarla.
 “Eva ho da fare, ti richiamo. Sì dimmi, veloce. Quali orecchini? Ma se non sei mai stata in casa mia! Li avrai persi da qualche altra parte. Non insistere!” 
Il Signor Sindaco chiuse la conversazione dapprima con aria urtata, poi come colpito da una rivelazione, da una inaspettata epifania, rivolse lo sguardo all’espressione indisponente del malandrino, che sorrideva. “Come ti chiami?” 
“Pietro Reti. Signor Sindaco.” 
Il ragazzino non cercava prove, le creava. Andò via spolverandosi le braccia, con una evidente aria soddisfatta, e lasciando il povero Signor Sindaco alle prese con una avvincente caccia al tesoro.

mercoledì 1 marzo 2017

Almanacco di Graziella Dimilito 2 Marzo 2017


Almanacco di Graziella Dimilito 1 Marzo 2017


Anna Rainone - Vivo - 3° Classificato
Concorso Aforismi e Poesie - 2017


Maria Elena Zorrer - Boomerang - 2° Classificato
Concorso Aforismi e Poesie - 2017


Renato Margareci - Teste vuote - 1° Classificato
Concorso Aforismi e Poesie - 2017


Concorso Aforismi e Poesie - 2017




Ecco i vincitori della gara di Aforismi e Poesie 


 

Complimenti a tutti, avete scritto dei pezzi di grande qualità! E’ stato un piacere leggervi
:-)

Lo staff degli admin ha ritenuto meritevoli di
MENZIONE SPECIALE alcuni componimenti:


Per l'originalità dell'argomento:

Patrizia Benetti - Che mondo ragazzi!
Tania Ballotta - Pensieri a rate
Francesco Colaci - Sospetto
Marilda Nicolini - Vorrei
Rosanna Natale - Lo sciatore maldestro
Marisa Marisa - Parallele

Migliore poesia:

Sofia Maffei - Amore, come… 

Lucia Amorosi - Un ritorno
Luciano Testai - Con te
Elisa Mascia - Un Angelo
Gerardina Rainone - Il silenzio dell’anima

Migliore sintesi:

Vittoria Alices - Sensi
Erminio Girardo - Libri

Per la delicatezza nel ricordo:

Anna Bellocchio - Mio padre
Roberto Marchese - Sempre con me
Elena Russello - Grazie nonna

PREMIO DI CONSOLAZIONE:
Tutte le poesie e gli aforismi con menzione speciale verranno inseriti man mano nell’almanacco giornaliero “IL SALOTTO DEI POETI” .

Ancora complimenti e grazie della partecipazione.