sabato 27 maggio 2017

Almanacco Graziella Dimilito 28 maggio 2017


LACRIMA NASCOSTA di Anna Bellocchio 28 maggio 2017





LACRIMA NASCOSTA di Anna Bellocchio

In quella grande stanza avevano spostato alcuni mobili per fare posto alle tante persone che sarebbero sicuramente intervenute. Al lato destro della porta di ingresso faceva bella mostra di se un enorme composizione di rose rosse al centro della quale spiccava una busta ancora chiusa. Un tavolo era preparato con tazze da caffè in fine porcellana bianca e bicchieri di cristallo che, per l’occasione, erano stati accuratamente disposti allo scopo di facilitarne l’uso. Incominciarono ad arrivare alla spicciolata ed entrando ognuno si soffermava qualche minuto con la padrona di casa prima di dirigersi verso la tavola preparata e continuare, sottovoce, a fare 4 chiacchere convenzionali con altre persone presenti. Al piano di sopra lui sentiva questo strano brusio e questo strano via vai di persone ma non riusciva a afferrarne il motivo e, stranamente, non aveva nemmeno la volontà di approfondire la causa. Passarono pochi minuti e la grande stanza era oramai colma di persone. Lei salì al piano di sopra, gli si avvicino…. Erano soli… chinandosi verso di lui, lo baciò sulla fronte e gli sussurrò poche parole all’orecchio: “Nessuno se ne accorgerà- disse- ho fatto tutto come doveva essere fatto” Lui immobile non reagì ma una lacrima che nessuno vide le scese dall’angolo dell’occhio. Lei uscì dalla stanza e fece cenno a due persone vestite di scuro che potevano entrare. Tornò nella grande stanza dove tutti erano in attesa di vederla tornare ed uscirono tutti assieme. Si diressero in un grande parco. Lì era facile disfarsi di cose indesiderate e lei gettò in uno dei grandi vasi sparsi in ogni dove, una siringa e una boccetta sulla quale spiccava in maniera appariscente il simbolo del veleno: tubocurarina. La cerimonia fu rapida. Lei restò ancora qualche attimo da sola davanti a quel tumulo di terra, giusto il tempo di sussurrare: “ so che sei ancora vivo ma così capirai quanto è terribile sentirsi prigionieri senza poter reagire”…….. si ricompose la veletta nera sugli occhi e si diresse verso la macchina che la attendeva, finalmente libera! (Nanilastrega)

sabato 20 maggio 2017

Confessione di Clara Cecchi 21 maggio 2017



CONFESSIONE  di Clara Cecchi
Avevamo passato una vita insieme, ogni sguardo era subito intesa e ora, all'improvviso, evitava i miei occhi, chiuso nel suo mondo mi ignorava.
Prima non ci saziavano né parole né baci e ora la sua lingua mi era oscura, una babele incomprensibile. Assente, mi celava la sua mente dietro il gelo dello sguardo. Ogni comunicazione fra noi si era ormai interrotta, giorno e notte mi tormentavo chiedendomi perché. Certa che avesse dei segreti, spiavo come s'ingegnasse a nasconderli, come ogni giorno di più si allontanasse perso in compagnia di chissà quali misteriosi pensieri a me ignoti. Avrei dato tutto per conoscerli, era una tortura insopportabile non sapere.
Perciò alla fine mi decisi a fare quel che ho fatto, lo confesso, perciò presi quelle tenaglie: in qualche modo dovevo strapparglieli via, per forza io dovevo sapere.
Invece era così ovvia, così banale la verità che tanto mi ero affannata a rincorrere da sfuggirmi fra le mani senza che riuscissi ad afferrarla. A lungo frugai invano cercando di capire, ma nulla. Solo il vuoto. Mi arresi, delusa: non era rimasto più niente nella sua testa spaccata, nemmeno il più piccolo pensiero.

Almanacco di Graziella Dimilito 21 maggio 2017


sabato 13 maggio 2017

Almanacco di Graziella Dimilito 14 maggio 2017


Giallo della domenica di Lucia Amorosi. "Gabriele"



         
                                       GABRIELE di LUCIA AMOROSI


Gabriele, aveva sempre odiato quel nome da arcangelo, ma adesso doveva ricredersi. Aveva studiato Gabriele, con cura maniacale. Aveva elaborato il suo piano per rubare la scena a quei dilettanti protagonisti della cronaca nera, a quegli omuncoli che si credevano artisti del crimine. Lui li avrebbe superati tutti, e poi li avrebbe puniti. Finalmente il momento era arrivato, e lui se lo stava godendo. Era lì Gabriele, proprio davanti al Pronto Soccorso del Policlinico della città, fumava una sigaretta nel buio, con la schiena poggiata ad un albero. Mescolato a tanti parenti in attesa di notizie. C’erano anche gli inviati dei più famosi tg nazionali che con le telecamere cercavano morbosamente di rubare lacrime e disperazione; nel sottofondo un frenetico via vai di ambulanze. I sintomi di tutte le migliaia di ricoverati in codice rosso erano inconfondibili: avvelenamento da cianuro. E non era certo l’unico ospedale in allerta: tutti bevono l’acqua. Avrebbe voluto prendere uno di quei microfoni e urlarci dentro “Sono stato io, ho avvelenato io l’acquedotto cittadino!” ma si sarebbe perso la parte migliore, quella nella quale gli inquirenti barcollano nel buio e le vittime, dopo aver pregato tutti i santi del paradiso, si rivolgono al loro angelo custode. L’arcangelo Gabriele.

sabato 6 maggio 2017

La serpe in seno di Graziella Dimilito 7 maggio 2017



LA SERPE IN SENO di Graziella Dimilito
Erede di un immenso patrimonio, scapolo, generoso con i tanti amici (interessati), discreto pittore, amava dipingere nudi di donna, non vendeva i suoi quadri, non ne aveva bisogno, li regalava. Le più belle ragazze facevano a gara per posare nel suo atelier, con la speranza di accalappiarlo.
Un giorno si presentò alla sua porta una fanciulla mai vista prima, vestita modestamente.
Ad occhi bassi, timidamente chiese di poter posare, per guadagnare qualche soldo.
Fu un colpo di fulmine per il pittore, la fece entrare nell’atelier, le offrì da bere, poi la invitò a spogliarsi dietro il paravento.
Quando ne uscì, completamente nuda, cercando di coprirsi alla meglio con le mani, restò abbagliato dalla sua bellezza. Le disse:
“Non vergognarti, sei bellissima, vieni siediti qui, la luce è migliore. Come ti chiami?”
“Evelyn”
Si mise subito al lavoro, la ragazza stava immobile come una statua, era una modella perfetta. La dipinse bella come un Angelo. Quando finì il dipinto le chiese:
“Dove andrai ora?”
“Non lo so – rispose lei – non ho una casa”.
“Non ti lascerò andar via, resta con me ti prego… io ti amo”.
Lei arrossendo accettò. Fu l’inizio di un periodo di felicità totale per il pittore, riempì la fanciulla di gioielli, abiti eleganti, le confidò tutto di sé, l’amava alla follia.
Alcuni amici lo misero in guardia:
“Non stai esagerando? In fondo non sai nulla di lei”.
Ma lui non ascoltava nessuno, era troppo felice.

Una sera dei brutti ceffi, drogati e ubriachi, fecero irruzione nella sua casa, minacciando di uccidere Evelyn se non avesse aperto la cassaforte. Uno di loro la teneva per la vita, puntandole una pistola alla testa.
 “No! Non fatele del male, ecco , prendete ciò che volete”.
Fecero razzia di denaro e di ogni cosa di valore.

Non fu il furto a stroncare moralmente il pittore, bensì lo sguardo d’intesa fra la sua Evelyn e il capo della banda.
gd

Almanacco di Graziella Dimilito 7 maggio 2017