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mercoledì 31 maggio 2017
lunedì 29 maggio 2017
domenica 28 maggio 2017
sabato 27 maggio 2017
LACRIMA NASCOSTA di Anna Bellocchio 28 maggio 2017
LACRIMA NASCOSTA di Anna Bellocchio
In quella grande stanza avevano spostato
alcuni mobili per fare posto alle tante persone che sarebbero sicuramente
intervenute. Al lato destro della porta di ingresso faceva bella mostra di se
un enorme composizione di rose rosse al centro della quale spiccava una busta
ancora chiusa. Un tavolo era preparato con tazze da caffè in fine porcellana
bianca e bicchieri di cristallo che, per l’occasione, erano stati accuratamente
disposti allo scopo di facilitarne l’uso. Incominciarono ad arrivare alla
spicciolata ed entrando ognuno si soffermava qualche minuto con la padrona di
casa prima di dirigersi verso la tavola preparata e continuare, sottovoce, a
fare 4 chiacchere convenzionali con altre persone presenti. Al piano di sopra
lui sentiva questo strano brusio e questo strano via vai di persone ma non
riusciva a afferrarne il motivo e, stranamente, non aveva nemmeno la volontà di
approfondire la causa. Passarono pochi minuti e la grande stanza era oramai
colma di persone. Lei salì al piano di sopra, gli si avvicino…. Erano soli…
chinandosi verso di lui, lo baciò sulla fronte e gli sussurrò poche parole
all’orecchio: “Nessuno se ne accorgerà- disse- ho fatto tutto come doveva
essere fatto” Lui immobile non reagì ma una lacrima che nessuno vide le scese
dall’angolo dell’occhio. Lei uscì dalla stanza e fece cenno a due persone
vestite di scuro che potevano entrare. Tornò nella grande stanza dove tutti
erano in attesa di vederla tornare ed uscirono tutti assieme. Si diressero in un
grande parco. Lì era facile disfarsi di cose indesiderate e lei gettò in uno
dei grandi vasi sparsi in ogni dove, una siringa e una boccetta sulla quale
spiccava in maniera appariscente il simbolo del veleno: tubocurarina. La
cerimonia fu rapida. Lei restò ancora qualche attimo da sola davanti a quel
tumulo di terra, giusto il tempo di sussurrare: “ so che sei ancora vivo ma
così capirai quanto è terribile sentirsi prigionieri senza poter reagire”……..
si ricompose la veletta nera sugli occhi e si diresse verso la macchina che la
attendeva, finalmente libera! (Nanilastrega)
venerdì 26 maggio 2017
giovedì 25 maggio 2017
martedì 23 maggio 2017
lunedì 22 maggio 2017
domenica 21 maggio 2017
sabato 20 maggio 2017
Confessione di Clara Cecchi 21 maggio 2017
CONFESSIONE di Clara Cecchi
Avevamo passato una vita insieme, ogni sguardo era subito intesa e ora, all'improvviso, evitava i miei occhi, chiuso nel suo mondo mi ignorava.
Prima non ci saziavano né parole né baci e ora la sua lingua mi era oscura, una babele incomprensibile. Assente, mi celava la sua mente dietro il gelo dello sguardo. Ogni comunicazione fra noi si era ormai interrotta, giorno e notte mi tormentavo chiedendomi perché. Certa che avesse dei segreti, spiavo come s'ingegnasse a nasconderli, come ogni giorno di più si allontanasse perso in compagnia di chissà quali misteriosi pensieri a me ignoti. Avrei dato tutto per conoscerli, era una tortura insopportabile non sapere.
Perciò alla fine mi decisi a fare quel che ho fatto, lo confesso, perciò presi quelle tenaglie: in qualche modo dovevo strapparglieli via, per forza io dovevo sapere.
Invece era così ovvia, così banale la verità che tanto mi ero affannata a rincorrere da sfuggirmi fra le mani senza che riuscissi ad afferrarla. A lungo frugai invano cercando di capire, ma nulla. Solo il vuoto. Mi arresi, delusa: non era rimasto più niente nella sua testa spaccata, nemmeno il più piccolo pensiero.
venerdì 19 maggio 2017
giovedì 18 maggio 2017
martedì 16 maggio 2017
lunedì 15 maggio 2017
sabato 13 maggio 2017
Giallo della domenica di Lucia Amorosi. "Gabriele"
GABRIELE di LUCIA AMOROSI
Gabriele, aveva sempre odiato
quel nome da arcangelo, ma adesso doveva ricredersi. Aveva studiato Gabriele,
con cura maniacale. Aveva elaborato il suo piano per rubare la scena a quei
dilettanti protagonisti della cronaca nera, a quegli omuncoli che si credevano
artisti del crimine. Lui li avrebbe superati tutti, e poi li avrebbe puniti.
Finalmente il momento era arrivato, e lui se lo stava godendo. Era lì Gabriele,
proprio davanti al Pronto Soccorso del Policlinico della città, fumava una
sigaretta nel buio, con la schiena poggiata ad un albero. Mescolato a tanti
parenti in attesa di notizie. C’erano anche gli inviati dei più famosi tg
nazionali che con le telecamere cercavano morbosamente di rubare lacrime e
disperazione; nel sottofondo un frenetico via vai di ambulanze. I sintomi di
tutte le migliaia di ricoverati in codice rosso erano inconfondibili:
avvelenamento da cianuro. E non era certo l’unico ospedale in allerta: tutti
bevono l’acqua. Avrebbe voluto prendere uno di quei microfoni e urlarci dentro
“Sono stato io, ho avvelenato io l’acquedotto cittadino!” ma si sarebbe perso
la parte migliore, quella nella quale gli inquirenti barcollano nel buio e le
vittime, dopo aver pregato tutti i santi del paradiso, si rivolgono al loro angelo
custode. L’arcangelo Gabriele.
venerdì 12 maggio 2017
giovedì 11 maggio 2017
martedì 9 maggio 2017
lunedì 8 maggio 2017
domenica 7 maggio 2017
sabato 6 maggio 2017
La serpe in seno di Graziella Dimilito 7 maggio 2017
LA SERPE IN SENO di Graziella Dimilito
Erede di un immenso patrimonio, scapolo, generoso con i
tanti amici (interessati), discreto pittore, amava dipingere nudi di donna, non
vendeva i suoi quadri, non ne aveva bisogno, li regalava. Le più belle ragazze
facevano a gara per posare nel suo atelier, con la speranza di accalappiarlo.
Un giorno si presentò alla sua porta una fanciulla mai vista
prima, vestita modestamente.
Ad occhi bassi, timidamente chiese di poter posare, per
guadagnare qualche soldo.
Fu un colpo di fulmine per il pittore, la fece entrare
nell’atelier, le offrì da bere, poi la invitò a spogliarsi dietro il paravento.
Quando ne uscì, completamente nuda, cercando di coprirsi
alla meglio con le mani, restò abbagliato dalla sua bellezza. Le disse:
“Non vergognarti, sei bellissima, vieni siediti qui, la luce
è migliore. Come ti chiami?”
“Evelyn”
Si mise subito al lavoro, la ragazza stava immobile come una
statua, era una modella perfetta. La dipinse bella come un Angelo. Quando finì
il dipinto le chiese:
“Dove andrai ora?”
“Non lo so – rispose lei – non ho una casa”.
“Non ti lascerò andar via, resta con me ti prego… io ti
amo”.
Lei arrossendo accettò. Fu l’inizio di un periodo di
felicità totale per il pittore, riempì la fanciulla di gioielli, abiti
eleganti, le confidò tutto di sé, l’amava alla follia.
Alcuni amici lo misero in guardia:
“Non stai esagerando? In fondo non sai nulla di lei”.
Ma lui non ascoltava nessuno, era troppo felice.
Una sera dei brutti ceffi, drogati e ubriachi, fecero
irruzione nella sua casa, minacciando di uccidere Evelyn se non avesse aperto
la cassaforte. Uno di loro la teneva per la vita, puntandole una pistola alla
testa.
“No! Non fatele del male, ecco , prendete ciò che volete”.
“No! Non fatele del male, ecco , prendete ciò che volete”.
Fecero razzia di denaro e di ogni cosa di valore.
Non fu il furto a stroncare moralmente il pittore, bensì lo
sguardo d’intesa fra la sua Evelyn e il capo della banda.
gd
venerdì 5 maggio 2017
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