sabato 15 luglio 2017

WALTER E VERA di Graziella Dimilito 16 luglio 2017



WALTER


Uscì di casa coi nervi a fior di pelle. Quella stupida donna! Non gli dava mai retta, non gli ubbidiva, eppure gliele suonava di santa ragione, praticamente ogni giorno. Ieri però, aveva passato il segno! L’aveva denunciato, sì, l’aveva denunciato per maltrattamenti nei confronti suoi e dei due figli. Fortunatamente si era risolto tutto con un ammonimento da parte della polizia:
 “Può tornare a casa per questa volta, ma attenzione, la terremo d’occhio, se dovesse capitare di nuovo non saremo così magnanimi”.
 Bla bla bla… che ne sapevano loro di quanto era difficile farsi rispettare e ubbidire dalla propria famiglia, mai mostrarsi deboli.
Questi erano i pensieri che affollavano la mente di Walter Singer mentre si recava al lavoro. Anche quella mattina aveva dato una bella lezione a Vera, non aveva stirato la sua camicia preferita… inaudito!
«Ora vai a denunciarmi se hai il coraggio, giuro che ti ammazzo!»  Le aveva urlato.
I due bambini si erano svegliati, terrorizzati ascoltavano le grida del padre e il pianto della madre, senza poter fare null’altro che piangere in silenzio.
Ben presto Walter Singer si sarebbe pentito amaramente del suo comportamento…


VERA

Vera, moglie di Walter, dopo aver consolato i bambini, li accompagnò a scuola, poi entrò al supermarket per fare un po’ di spesa. Doveva stare molto attenta agli acquisti che faceva, il marito le centellinava il denaro. Lo aveva denunciato  sperando che la giustizia lo avrebbe punito e allontanato dalla famiglia, invece tutto era tornato come prima anzi, peggio di prima. Oltre ad alzare le mani su di lei e i bambini per un nonnulla, la minacciava continuamente, impugnava un coltello da cucina e glielo appoggiava al collo o al petto terrorizzandola. Poi rideva sguaiatamente e usciva sbattendo la porta. Vera si domandava come avesse potuto ridursi così, era diventata una schiava – resisto per i bambini – ripeteva fra sé, ma sapeva perfettamente che non era così. Anche i bambini stavano soffrendo quanto lei. Il vero motivo era la paura… sì, la maledetta paura che le toglieva le forze e la volontà. Ancora non riusciva a credere di aver avuto il coraggio di andare alla polizia, visto come erano andate le cose non lo avrebbe fatto una seconda volta. Assorta nei suoi tristi pensieri, cercava tra gli scaffali i prodotti da acquistare, quando una voce di uomo dietro di lei la fece trasalire:
«Signora non si volti, non gridi, non dica niente».
Oh mio Dio, una rapina – pensò Vera col cuore in tumulto. Restò immobile aspettando che il ladro le strappasse la borsa. Invece la voce riprese a parlare:
«Non abbia paura signora, non voglio farle alcun male. Conosco la sua situazione, so che suo marito Walter è un violento, che tormenta continuamente lei e i bambini. So anche che lo ha denunciato, non si aspetti nulla dalla polizia. Ne hanno a bizzeffe di casi anche peggiori del suo».
«Ma… chi è lei?» chiese Vera senza girarsi.
«Non faccia domande, mi ascolti e basta».
Vera sentiva il fiato dell’uomo sul collo, ma non aveva più paura, non sapeva perché, ma sentiva che non era lì per farle del male. L’uomo continuò:
«Le prometto che suo marito non la maltratterà più, mi ha capito?»
«Ma…»
«Mi ha capito?» – ripetè con voce ferma.
«» – rispose Vera in un soffio.
«Bene, ora me ne vado. Conti fino a dieci poi continui a fare la sua spesa».
Quella sera Vera aspettò inutilmente il marito per cena. Lo squillo del telefono la fece sobbalzare:
«Signora Singer?»
«Sì?»…

 Walter Singer scese nel parcheggio sotterraneo per recuperare la sua auto e tornare a casa. Aveva lavorato fino a tardi, era indietro con le pratiche. Il parcheggio era deserto, affrettò il passo, era stanco e aveva fame. Improvvisamente il rombo assordante di un motore lo bloccò, come dal nulla sbucò da dietro un pilone di cemento un’auto che, a tutta velocità, puntava dritto su di lui. Non si mosse di un centimetro, la sorpresa lo aveva paralizzato, fu investito in pieno e sbalzato di un centinaio di metri, fino a fermarsi sbattendo contro una transenna di ferro.

Ora Vera guardava suo marito, immobile nel letto d’ospedale, attaccato alle macchine che lo tenevano in vita, non lo aveva mai visto così inerme. Le parve di provare una specie di sollievo. Il medico le si avvicinò, aveva un’espressione grave:
«Signora Singer, purtroppo suo marito versa in gravissime condizioni, è in coma, disperiamo di poterlo salvare, ma ci proveremo».
Vera annuì e ringraziò il dottore. Mentre tornava a casa, cominciò a realizzare che non vi avrebbe trovato “lui”, non avrebbe dovuto preoccuparsi se la cena non era perfetta, se la casa non era in ordine, se il vino non era abbastanza fresco, nulla, non doveva preoccuparsi di nulla. Si ritrovò a sorridere e a pensare che non vedeva l’ora di andare dalla vicina, alla quale aveva affidato i bambini, e portarseli a casa. Dopo aver ringraziato di cuore la vicina di casa, ed aver ascoltato con pazienza le sue parole di conforto, tornò a casa con i figli.

«Mamma – chiese il piccolo Jim, papà non viene?»
«No tesoro, è all’ospedale, ha avuto un incidente». I bambini accolsero la notizia con indifferenza. Mangiarono in serenità, poi Vera li aiutò a lavarsi, li mise a letto, rimboccò loro le coperte e li baciò sulla fronte. Non avrebbero più sofferto, ne era certa, non lo avrebbe più permesso. Si ritrovò a pensare all’uomo del supermarket:
«Non la maltratterà mai più» – le aveva detto.
Coincidenza? Si sentiva molto confusa, ma non poteva negare che stava bene, molto bene senza Walter, questo le bastava, non voleva sapere altro. Alcuni giorni dopo la chiamarono dall’ospedale, le dissero che il marito era in coma irreversibile.
«Signora Singer, suo marito vive solo grazie alle macchine, l’encefalogramma è piatto, non si risveglierà più. Ora sta a lei decidere cosa vuole fare».
«Intende dire “staccare la spina” vero?»
«Sì signora, è così».
Vera chiese di poter riflettere un po’ prima di decidere, si ritirò in una stanzetta vuota, chiuse gli occhi, rivide gli anni terribili vissuti col marito, le botte, le umiliazioni, la paura per sé e per i bambini. – Ora sei nelle mie mani Walter – disse fra sé – peccato che tu non sia in grado di capirlo.
Chiamò il medico e disse: «Procedete».
Un clic, e Walter sparì per sempre dalla sua vita.