WALTER
Uscì di casa coi nervi a fior di pelle. Quella stupida
donna! Non gli dava mai retta, non gli ubbidiva, eppure gliele suonava di santa
ragione, praticamente ogni giorno. Ieri però, aveva passato il segno! L’aveva
denunciato, sì, l’aveva denunciato per maltrattamenti nei confronti suoi e dei
due figli. Fortunatamente si era risolto tutto con un ammonimento da parte
della polizia:
“Può tornare a casa
per questa volta, ma attenzione, la terremo d’occhio, se dovesse capitare di
nuovo non saremo così magnanimi”.
Bla bla bla… che
ne sapevano loro di quanto era difficile farsi rispettare e ubbidire dalla
propria famiglia, mai mostrarsi deboli.
Questi erano i pensieri che affollavano la mente di
Walter Singer mentre si recava al lavoro. Anche quella mattina aveva dato una
bella lezione a Vera, non aveva stirato la sua camicia preferita… inaudito!
«Ora vai a denunciarmi se hai il
coraggio, giuro che ti ammazzo!» Le aveva urlato.
I due bambini si erano svegliati, terrorizzati
ascoltavano le grida del padre e il pianto della madre, senza poter fare
null’altro che piangere in silenzio.
Ben presto Walter Singer si sarebbe pentito amaramente
del suo comportamento…
VERA
Vera, moglie di Walter, dopo aver consolato i bambini, li
accompagnò a scuola, poi entrò al supermarket per fare un po’ di spesa. Doveva
stare molto attenta agli acquisti che faceva, il marito le centellinava il
denaro. Lo aveva denunciato sperando che
la giustizia lo avrebbe punito e allontanato dalla famiglia, invece tutto era
tornato come prima anzi, peggio di prima. Oltre ad alzare le mani su di lei e i
bambini per un nonnulla, la minacciava continuamente, impugnava un coltello da
cucina e glielo appoggiava al collo o al petto terrorizzandola. Poi rideva
sguaiatamente e usciva sbattendo la porta. Vera si domandava come avesse potuto
ridursi così, era diventata una schiava – resisto per i bambini – ripeteva fra
sé, ma sapeva perfettamente che non era così. Anche i bambini stavano soffrendo
quanto lei. Il vero motivo era la paura… sì, la maledetta paura che le toglieva
le forze e la volontà. Ancora non riusciva a credere di aver avuto il coraggio
di andare alla polizia, visto come erano andate le cose non lo avrebbe fatto
una seconda volta. Assorta nei suoi tristi pensieri, cercava tra gli scaffali i
prodotti da acquistare, quando una voce di uomo dietro di lei la fece
trasalire:
«Signora non si volti, non gridi,
non dica niente».
Oh mio
Dio, una rapina – pensò Vera col cuore in tumulto. Restò immobile aspettando
che il ladro le strappasse la borsa. Invece la voce riprese a parlare:
«Non abbia paura signora, non
voglio farle alcun male. Conosco la sua situazione, so che suo marito Walter è
un violento, che tormenta continuamente lei e i bambini. So anche che lo ha
denunciato, non si aspetti nulla dalla polizia. Ne hanno a bizzeffe di casi
anche peggiori del suo».
«Ma… chi è lei?» chiese Vera senza girarsi.
«Non faccia domande, mi ascolti e
basta».
Vera sentiva il fiato dell’uomo sul collo, ma non aveva
più paura, non sapeva perché, ma sentiva che non era lì per farle del male.
L’uomo continuò:
«Le prometto che suo marito non
la maltratterà più, mi ha capito?»
«Ma…»
«Mi ha capito?» – ripetè con voce ferma.
«Sì» – rispose Vera
in un soffio.
«Bene, ora me ne vado. Conti fino
a dieci poi continui a fare la sua spesa».
Quella sera Vera aspettò inutilmente il marito per cena.
Lo squillo del telefono la fece sobbalzare:
«Signora Singer?»
«Sì?»…
Walter Singer scese nel parcheggio sotterraneo per
recuperare la sua auto e tornare a casa. Aveva lavorato fino a tardi, era
indietro con le pratiche. Il parcheggio era deserto, affrettò il passo, era
stanco e aveva fame. Improvvisamente il rombo assordante di un motore lo
bloccò, come dal nulla sbucò da dietro un pilone di cemento un’auto che, a
tutta velocità, puntava dritto su di lui. Non si mosse di un centimetro, la
sorpresa lo aveva paralizzato, fu investito in pieno e sbalzato di un centinaio
di metri, fino a fermarsi sbattendo contro una transenna di ferro.
Ora Vera guardava suo marito, immobile nel letto
d’ospedale, attaccato alle macchine che lo tenevano in vita, non lo aveva mai
visto così inerme. Le parve di provare una specie di sollievo. Il medico le si
avvicinò, aveva un’espressione grave:
«Signora Singer, purtroppo suo
marito versa in gravissime condizioni, è in coma, disperiamo di poterlo
salvare, ma ci proveremo».
Vera annuì e ringraziò il dottore. Mentre tornava a casa,
cominciò a realizzare che non vi avrebbe trovato “lui”, non avrebbe dovuto
preoccuparsi se la cena non era perfetta, se la casa non era in ordine, se il
vino non era abbastanza fresco, nulla, non doveva preoccuparsi di nulla. Si
ritrovò a sorridere e a pensare che non vedeva l’ora di andare dalla vicina,
alla quale aveva affidato i bambini, e portarseli a casa. Dopo aver ringraziato
di cuore la vicina di casa, ed aver ascoltato con pazienza le sue parole di
conforto, tornò a casa con i figli.
«Mamma – chiese il piccolo Jim,
papà non viene?»
«No tesoro, è all’ospedale, ha
avuto un incidente». I bambini accolsero la notizia
con indifferenza. Mangiarono in serenità, poi Vera li aiutò a lavarsi, li mise
a letto, rimboccò loro le coperte e li baciò sulla fronte. Non avrebbero più
sofferto, ne era certa, non lo avrebbe più permesso. Si ritrovò a pensare
all’uomo del supermarket:
«Non la maltratterà mai più» – le aveva detto.
Coincidenza? Si sentiva molto confusa, ma non poteva
negare che stava bene, molto bene senza Walter, questo le bastava, non voleva
sapere altro. Alcuni giorni dopo la chiamarono dall’ospedale, le dissero che il
marito era in coma irreversibile.
«Signora Singer, suo marito vive
solo grazie alle macchine, l’encefalogramma è piatto, non si risveglierà più.
Ora sta a lei decidere cosa vuole fare».
«Intende dire “staccare la spina”
vero?»
«Sì signora, è così».
Vera chiese di poter riflettere un po’ prima di decidere,
si ritirò in una stanzetta vuota, chiuse gli occhi, rivide gli anni terribili
vissuti col marito, le botte, le umiliazioni, la paura per sé e per i bambini.
– Ora sei nelle mie mani Walter – disse fra sé – peccato che tu non sia in
grado di capirlo.
Chiamò il medico e disse: «Procedete».
Un clic, e Walter sparì per sempre dalla sua vita.